Ho dialogato per vent’anni, dalle pagine di due dei maggiori settimanali agricoli, e da quelle di un prestigioso mensile tecnico, con il mondo agricolo, con i chierici della sperimentazione, gli operatori economici, i responsabili politici, gli agricoltori, quelli grandi e quelli piccoli. E’ stato un dialogo intenso, nel quale impegnavo tutta la mia passione di uomo di penna, cui sentivo corrispondere, da parte dei lettori, una partecipazione, vibrante, cordiale, assidua.
Di fronte alle assise del mondo agricolo ho intervistato ministri, scienziati, presidenti di enti e organismi agricoli. Ricordo dialoghi intensi, anche crudi, sempre leali, ricordo la percezione che dialogando, senza reticenze, con me, i miei interlocutori sapessero di rivolgersi a tutti gli agricoltori italiani interessati a informarsi, a capire, a partecipare alle decisioni dalle quali dipendeva l’esito del proprio lavoro.
La morte del grande regista della comunicazione agricola nel Paese, Luigi Perdisa, avviò il mio impegno alla sua conclusione. Solo un grande editore, il più grande dei piccoli editori italiani, poteva sostenere inchieste che denunciavano senza ipocrisie errori e opportunismi, che evidenziavano le tare di apparati e organismi pubblici, denunciavano quanto vi fosse di velleitario, o fosse espressione di mero spirito di conventicola, nell’azione delle confederazioni agricole. I miei legami funzionali con l’editoria agraria si sciolsero, salvo interventi episodici sulla stampa del settore la mia firma non è più comparsa.
Sono profondamente convinto che la vita di un uomo di penna debba svilupparsi affrontando esperienze nuove e sempre più impegnative: della circostanza, quindi, non mi dolgo. Lasciato l’agone giornalistico mi sono cimentato, per enti e organismi diversi, in una molteplicità di studi su periodi ed eventi diversi della storia agraria, su temi di economia e geografia dell’agricoltura, ho proseguito gli studi sulla letteratura agraria di cui avevo potuto pubblicare i primi risultati nell’alone editoriale di Luigi Perdisa.
Mi sono impegnato, per di più, nelle sfere letterarie che hanno sempre alimentato i miei sogni, quella della narrativa e quella della poesia. Il frutto di tanto lavoro non ha visto ancora la luce nella sua interezza, ma pubblicare romanzi e opere poetiche è, notoriamente, impresa ardimentosa, e mi rassicura la sussistenza di più di una trattativa impegnativa con editori diversi.
La maggior parte del mio lavoro di oltre quindici anni è stata proposta, peraltro, in riviste specializzate, nelle pubblicazioni di istituzioni che distribuiscono agli associati e a qualche studioso vicino quanto stampano, che non raggiungerà mai il pubblico più vasto: di qui l’insistenza di alcuni amici perché raccogliessi i miei lavori più significativi in una rivista da proporre in Internet, una rivista con la quale raggiungere quanti mi leggevano sistematicamente, una volta, quanti possano avere piacere a continuare il dialogo ideale interrotto da tre lustri.
Vi ho raccolto ciò che mi pare sia più rilevante del mio lavoro recente: qualche volume pubblicato da piccoli editori e già scomparso dalle librerie, qualche saggio su grandi temi che ritengo potrebbero suscitare un dibattito più vivace di quello che hanno animato, qualche serie di articoli, antichi e recenti, su vicende e problemi dell’agricoltura nazionale o internazionale sui quali credo che le mie riflessioni possano contribuire al confronto e alla comprensione. E’ un’antologia che mi pare sufficientemente ricca, che mi riprometto di rendere ancora più ampia se avrò la sensazione che al mio desiderio di comunicare, di dibattere, di confrontare, corrisponda il desiderio analogo in chi avrà l’occasione, e l’interesse, di leggere le mie nuove pagine.
Antonio Saltini